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mercoledì 5 aprile 2017

Il 6 Aprile

Salve a tutti, lettori, e non.
Questo articolo è dedicato alla mia città, ad una città che non c'è più da otto lunghi anni.

Molti si chiederanno il perché di questo mucchietto di parole buttato a casaccio sul mio blog, in realtà c'è un perché. Innanzitutto, vorrei raccontarvi cosa si prova a vivere in una città che c'è e non c'è, secondo poi, il mio blog si chiama Hope and Paper. Di solito mi soffermo sempre sulla carta, che è quello che più mi sta a cuore, ma oggi voglio parlarvi della speranza, di chi, come me, è nato e cresciuto in questa terra, una terra che conoscevano davvero in pochi, di cui ci si ricorda esclusivamente un giorno all'anno.

Trovo ipocrita il fatto di parlare della propria città soltanto in quest'occasione, ma oggi voglio provarci.
E' sempre stato difficile per me farlo, forse proprio perché odio uniformarmi alla massa, e parlare sempre delle stesse cose potrebbe risultare noioso. Oggi, però, trovandomi un fiume di parole da dire, ho deciso di riportarle qui, nel mio piccolo angolino.

La mia città è L'Aquila. Abito qui da ventuno anni, ossia da quando sono nata.
Oggi è una giornata speciale, o meglio, questa notte.
Ma speciale nel senso peggiore del termine, perché proprio alle tre e trentadue di otto anni fa un evento ha cambiato la vita di moltissimi.
Forse molti di voi lo avranno rimosso, o altri ancora non avranno fatto particolarmente attenzione quando si parlava del terremoto del 2009 qui, a L'Aquila. Molti avranno cambiato canale ma, credetemi, vissuto da qui ha sempre fatto un certo effetto.
Ero piccola all'epoca, frequentavo la seconda media, e a quell'età mi sono resa conto appena di ciò che stavo perdendo: una città.
In molti hanno perso delle persone care, parenti o amici, altri ancora la propria casa.
Io ero una di quelle.

"Casa" è una parola che ha un significato molto particolare per chi, come me, se ne è trovato privato. La mia casa è sempre stato un rifugio, un luogo dove avevo ciò che più mi era caro, tutti i ricordi, gli oggetti che usavo quotidianamente e che avevo sempre dato per scontati.
Non fatelo mai.
Non date mai per scontato un oggetto, una persona, la vostra casa, o ancora la vostra città, perché un momento c'è, venti secondi dopo potrebbe essere spazzato via.

Avere una città che c'è, ma allo stesso tempo è fantasma fa paura. Dopo otto anni ci si fa l'abitudine, probabilmente, ma non è normale passeggiare per le vie principali del centro storico e sentire il freddo gelido di case abbandonate che ti entra nelle ossa.
Non è normale sentirsi un fantasma che girovaga per le viuzze costeggiate dai cantieri.

Sì, dopo otto anni qualcosa si sta muovendo. Ma non è abbastanza, non per me.

Avrei potuto abbandonare questa città, ma non l'ho fatto. Per paura, direte voi, o forse per un tremendo senso di appartenenza a questo luogo, che avremmo potuto plasmare a nostro piacimento.

Venite a visitare questa città che dicono "morta".
L'Aquila non è morta. E' viva soltanto per chi è capace di vederla

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