Salve a tutti, lettori!
E' giunta l'ora di parlarvi dell'ultimo romanzo della trilogia di Hunger Games, ossia il Canto della Rivolta.
Vi consiglio di leggere le altre due recensioni, prima di leggere questa.
Ovviamente, se non avete letto i due volumi precedenti, vi consiglio di saltare questa recensione, e leggere magari la prima, quella di Hunger Games, che potete trovare qui.
Il canto della rivolta
Autore: Suzanne Collins
Casa editrice: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
Formato: Tascabile
Pagine: 432 p., Brossura
Contro ogni previsione, Katniss Everdeen è sopravvissuta all'Arena degli Hunger Games. Due volte. Ora vive in una bella casa, nel Distretto 12, con sua madre e la sorella Prim. E sta per sposarsi.
Sarà una cerimonia bellissima, e Katniss indosserà un abito meraviglioso. Sembra un sogno... Invece è un incubo. Katniss è in pericolo. E con lei tutti coloro a cui vuole bene. Tutti coloro che le sono vicini. Tutti gli abitanti del Distretto. Perché la sua ultima vittoria ha offeso le alte sfere, a Capitol City. E il presidente Snow ha giurato vendetta. Comincia la guerra. Quella vera. Al cui confronto l'Arena sembrerà una passeggiata.
Avevo caldamente consigliato, nel mio racconto del romanzo precedente, di tenere il Canto della rivolta vicino, per iniziarlo subito dopo aver terminato La ragazza di fuoco. Fin dalla prima pagina, Suzanne Collins ci tiene col fiato sospeso, ansiosi di scoprire cosa sia effettivamente successo a Katniss e al Distretto 12.
"Il distretto 12 non esiste più."
Queste sono le ultime parole, pronunciate da Gale, al termine del romanzo precedente, quindi è inevitabile leggere Il canto della rivolta tutto d'un fiato, ed è esattamente quello che è successo a me.
"Mi guardo le scarpe e osservo il sottile strato di cenere che si deposita sulla pelle logora. Qui è dove c'era il letto che dividevo con mia sorella Prim. Laggiù c'era il tavolo di cucina. I mattoni del camino, crollati in un mucchio carbonizzato, fanno da punto di riferimento per il resto della casa. Come potrei orientarmi altrimenti, in questo mare di grigio?"
Fin dall'inizio, il libro prende una piega diversa dagli altri. L'ambientazione è differente, ci si trova, infatti nel distretto 13, quello che, secondo ciò che aveva sempre raccontato Capitol City, era stato totalmente raso al suolo, durante la guerra.
Le immagini che erano state fatte vedere a tutta Panem erano soltanto una bugia.
Il distretto 13 è più vivo che mai.
Dopo quello che è successo durante i 75esimi Hunger Games, la rivoluzione è iniziata.
I ribelli hanno salvato Katniss dall'Arena, portandola proprio nel Distretto 13, dove la vita è totalmente diversa da quella che ci si aspetta. Non c'è nulla di idilliaco, la libertà non esiste più. Tutta la vita dei suoi abitanti è scandita da orari e regole da rispettare. Per Katniss non c'è nulla di peggio, ma gli altri profughi non si lamentano: Prim e la madre di Katniss sono salve, e si danno da fare nell'ospedale del distretto. Gale è diventato un soldato. Tutti sono cambiati, sia grazie alla rivoluzione, che grazie alle proprie esperienze.
E' certamente il romanzo più oscuro della trilogia, nonostante gli altri siano ambientati in un'Arena, dove la morte è la vera protagonista. Ma qui, tra queste pagine, l'oscurità dilaga anche - e soprattutto - grazie agli ideali dei personaggi, alle decisioni prese, e che cambieranno totalmente il corso degli eventi.
Katniss, inconsapevolmente, ha scatenato qualcosa, una scintilla che ormai è divampata, trasformandosi in un incendio: ha alimentato una rivoluzione, che ormai è una vera e propria guerra contro Capitol City.
"Chiudere gli occhi non aiuta. Le fiamme bruciano più luminose nel buio."
La Ragazza di Fuoco, dopo numerose richieste, accetta di diventare la Ghiandaia Imitatrice, il simbolo della rivoluzione. Ciò che deve fare è diffondere la fiamma della rivoluzione in tutti i distretti, grazie alla Propaganda ideata dai Ribelli del 13, capeggiati dalla Coin, una figura con cui Katniss avrà a che fare in diverse occasioni, e che è un personaggio davvero controverso, fin dalle primissime pagine.
Tutto è cambiato, i protagonisti che conosciamo, e a cui siamo affezionati, sono maturati - anche forzatamente - a causa della Rivoluzione.
Peeta è stato preso, imprigionato e torturato dal Presidente Snow, e viene usato per mandare messaggi a Katniss e ai ribelli.
Gale è totalmente immerso nella rivoluzione, e non sembra avere alcun dubbio su ciò che sia giusto fare.
Finnick e Katniss sono a pezzi. Cercano di mettere insieme i cocci della propria vita, cercano di non far spegnere la fiamma della speranza, di cui un tempo erano i portatori. Loro, vincitori degli Hunger Games, sono apatici, terrorizzati dalle conseguenze che porterà la guerra. Sia come vincitori, che come vinti.
"Johanna, davvero lo sentivi urlare?"."Faceva parte del gioco" dice. "Come le ghiandaie chiacchierone nell'arena. Solo che era vero. E non smetteva dopo un'ora. 'Tic, tac'"."'Tic, tac'" le rispondo in un sussurro. Rose. Lupi mutanti. Tributi. Delfini glassati. Amici. Ghiandaie imitatrici. Stilisti. Io. Nei miei sogni, tutto urla, stanotte.
Questo romanzo è certamente il più difficile da leggere. Tutte le nostre certezze vengono meno.
Katniss sarà più fragile che mai, agirà impulsivamente, cercando di fare la cosa giusta per sé e coloro che ama. Però, il Presidente Snow ha Peeta, quindi ha in mano i sentimenti di Katniss, e tramite il ragazzo del pane cerca di distruggere la Ghiandaia Imitatrice.
E' il romanzo più doloroso da leggere, perché la morte non è confinata nell'Arena, ma tutta Panem diventa vittima di una vera e propria guerra. Lo spettacolo mediatico non si ferma, la morte e la distruzione vengono costantemente trasmessi, sia da Capitol che dal Distretto 13.
Cressida e Gale non la smettono più di parlare per cercare di convincermi. Pollux annuisce ai loro discorsi in segno di conferma. Solo Peeta non esprime un'opinione. "Cosa ne pensi, Peeta?". "Penso.. che tu non ne abbia ancora idea, dell'effetto che puoi fare". Fa scivolare le manette lungo il sostegno e si mette in posizione seduta. "I compagni che abbiamo perduto non erano stupidi. Sapevano quello che facevano. Ti hanno seguita perché credevano che saresti davvero riuscita a uccidere Snow". Non so perché la sua voce mi tocchi come nessun'altra. Ma se ha ragione, e credo sia così, ho un debito nei confronti degli altri che può essere ripagato in un solo modo.
La Collins è stata abilissima nel raccontarci cosa si provi davvero a vivere in una guerra, a quale prezzo si debba pagare per la libertà, un diritto che era stato tolto ad un intero paese. Il sangue e le lacrime che scorrono in queste pagine sono tantissime, e si dovrà dire addio a tante certezze, sedimentate nel corso dei capitoli precedenti.
Un romanzo denso di dolore, ma che è necessario leggere, per giungere ad un epilogo.
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