mercoledì 12 febbraio 2020

Il mercante di Londra - Recensione | Blogtour

Salve a tutti, lettori!

Oggi ho la possibilità di parlarvi di un romanzo molto interessante. Ringrazio la casa editrice e le mie colleghe, per avermi permesso di prendere parte a questa splendida iniziativa.
Vi ricordo che, essendo un blogtour, potete trovare una recensione su ognuno dei blog partecipanti.


Il mercante di Londra. La saga dei Falconer

Autore: Barbara Taylor Bradford
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo di copertina: € 19,90
Pagine: 372 p., Rilegato



Londra, 1884. L'Inghilterra della regina Vittoria è un Paese profondamente diviso tra ricchi e poveri, ma James Falconer vuole sottrarsi al destino già scritto della sua famiglia di umili origini. Da quando era bambino, lavora instancabilmente come ambulante al banco del padre in un fiorente mercato londinese e, sebbene abbia solo quattordici anni, sogna in grande. Ambisce a costruire un impero di negozi come i celebri grandi magazzini Fortnum & Mason e a diventare un famoso mercante. Già alla sua giovane età, infatti, James possiede tutto ciò che serve per diventare un uomo di successo: di bell'aspetto, ma non vanesio, è intelligente e pieno di fascino; determinato e ambizioso, antepone il dovere al piacere. Le sue capacità non rimarranno indifferenti alle attenzioni di Henry Malvern, proprietario del mercato in cui i Falconer lavorano: quando la sua unica figlia nonché erede, Alexis, verrà colpita da un'inaspettata tragedia, la strada di lei e quella di James finiranno per incontrarsi. E il giovane Falconer, dopo aver fatto i conti con minacce alla reputazione e alla vita, dovrà dimostrare di essere veramente padrone del suo destino. Le sorti delle famiglie inglesi dei Falconer e dei Malvern s'intrecciano in modi inaspettati tra scandali, amori e passioni, intrighi e tradimenti, in questo avvincente romanzo, il primo di una nuova indimenticabile saga firmata dall'autrice bestseller del New York Times Barbara Taylor Bradford.




Ho sempre apprezzato le saghe familiari, mi piace il modo in cui le singole vicende dei protagonisti si intreccino tra loro. Noto spesso le grandissime differenze caratteriali presenti nei diversi personaggi, e non c'è cosa più bella del cogliere la diversità. 

Nello specifico di questa vicenda, seguiamo due filoni narrativi distinti: quello di Alexis Malvern, una ragazza che ho particolarmente apprezzato per il suo desiderio di indipendenza, così insolito per il periodo storico in cui è ambientata la vicenda, per il suo buon cuore, e la sua empatia. E quello di James Falconer. Un ragazzo molto ambizioso, bello, intelligente, che sa già cosa vuole dalla vita: vuole diventare un mercante molto importante e famoso.  

Ho trovato questo romanzo completo sotto ogni punto di vista. 
La vita di Alexis e quella di James scorrono parallelamente fino alla fine, proprio per questo non ho trovato nulla di forzato nel filone narrativo, che scorre senza intoppi fino alla fine del romanzo. 
Tra le pagine troviamo un vero e proprio mondo, o meglio, una macchina del tempo, che ci porta fino all'epoca vittoriana, catapultandoci in una Londra totalmente differente da quella dei giorni nostri, ma che ormai, grazie all'autrice, mi sento di poter conoscere e comprendere.

Anche le piccole scene quotidiane sono ben descritte e narrate con minuzia di particolari, cosa che apprezzo sempre moltissimo. Sono attenzioni che aiutano a capire approfonditamente la psiche dei personaggi di cui andremo a parlare. 

Il pub. Per tanti suoi conoscenti era un'abitudine andare a bere qualcosa dopo il lavoro, per molti di loro quasi ogni sera della settimana. Lui non lo faceva. Desiderava solo tornare a casa da Maude e dai suoi figli. Erano loro tutto il suo mondo. Non gli interessava bere o giocare a freccette e di certo non voleva ascoltare i mariti lamentarsi delle loro mogli. 

Ci si riesce ad affezionare ai personaggi, in particolare ai due protagonisti, e a seguire le loro vicende come fossero dei nostri amici. E' proprio questo il punto di forza del romanzo: la grande maestria della scrittrice, che ci apre le porte sulle vite dei due giovani, non lasciando mai nulla al caso, e dando poco spazio all'immaginazione. La scrittura di Barbara Taylor Bradford è molto dettagliata e descrittiva, cosa che si adatta perfettamente al tipo di narrazioni Ottocentesche che siamo abituati a leggere. 

Amava Londra, la considerava la capitale del mondo. Avevano una regina-imperatrice in Vittoria, l'anziana vedova, e la Britannia era la nazione più ricca e potente del pianeta. Odiava, tuttavia, che questa epoca vittoriana, importante sotto tanti punti di vita, fosse anche un'epoca di fame e povertà. Milioni di cittadini andavano a letto a pancia vuota.

Uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato è la descrizione dell'ambientazione. 
Ho sempre amato molto l'Inghilterra, e trovare romanzi narrati con questa perizia, non fa altro che accrescere l'amore per quella terra.

Londra è una città molto ricca, simbolo di ciò è il palazzo di Westminster, prototipo del neogotico vittoriano, caratterizzato da un gusto per la decorazione sovrabbondante, e un insieme di diversi stili, molto originale. 



Durante questo periodo storico, inoltre Londra diventa la città fulcro dell'industrializzazione e del cambiamento. Vennero inglobati, infatti, nuovi sobborghi nelle città, e si inizia a differenziare il luogo di lavoro da quello di abitazione. Iniziano a diffondersi i primi mezzi di trasporto. Ciò rispose ai bisogni dei cittadini di sfuggire al luogo di perdizione identificabile col nucleo cittadino. 

“Il traffico era pesante nel centro di Londra, pieno di omnibus trainati da cavalli, carretti e carrozze. Il marciapiede era affollato di persone che si affrettavano al lavoro. Le parve che ovunque ci fosse un grande fermento, con ogni genere di veicolo che intasava le strade.”

Londra diventa, infatti, una città estremamente caotica, e i cittadini più abbienti sono in grado di passare i fine settimana lontani dal caos del centro città, come i nostri personaggi, che soggiornano nel Kent, lungo le "bianche scogliere di Dover". 

“Con la coda dell’occhio scorse poco lontano alla sua destra un laghetto con anatre che nuotavano in cerchio. Vide anche una serie di edifici collegati tra loro per creare una semplice fattoria all’antica. Lui aveva detto che era stata costruita nel diciassettesimo secolo e in effetti pareva vecchia, nonostante non aveva alcun fregio architettonico.
«Allora, che ne pensate?» volle sapere Sebastian, avvicinandosi.
«È semplice, come avevate detto. Mi piace molto il tetto di tegole, è piuttosto basso e ha una certa aria Tudor.”
James Falconer, però, si ritrova a dover lavorare in una città diversa da Londra, per la sua formazione. 

 “James Lionel Falconer si era innamorato. Non di una persona, ma di una città. Il nome esatto era Kingston upon Hull, ma i locali la chiamavano semplicemente Hull.
Era un grande porto di mare sul fiume Humber che fluiva nel Mare del Nord, produttivo per più di un secolo grazie ai suoi commerci con i Paesi baltici e la Russia.
James era stato subito conquistato dalla vita frenetica nelle strade indaffarate e dalla popolazione allegra, sorridente e amichevole, ben pasciuta, elegantemente abbigliata e ovviamente con ottimi impieghi. Nella città aleggiava un’atmosfera di enorme prosperità che ricadeva sui cittadini e tutto ciò derivava, ovviamente, dall’industria navale. Non ci mise molto a rendersi conto che quella gente felice e godereccia era determinata a spassarsela. Soldi. Era questo il segreto. Tutti guadagnavano bene e molte ricche famiglie di mercanti, di proprietari navali, erano attratte dai piaceri e dai divertimenti. Il gioco d’azzardo era il passatempo preferito a Hull e c’erano addirittura delle bische.
Il prozio Clarence Venables, gli aveva detto che Hull era una città dell’allegria, e James aveva trovato perfetta quella definizione.

In quel particolare periodo storico, infatti, l'industria navale andava via via sviluppandosi. Ciò provocava un'aumento della ricchezza in buona parte della popolazione, differentemente da Londra, dove la povertà e la criminalità erano ancora dilaganti. Nelle pagine, si fa riferimento anche a Jack Lo Squartatore, che operava, in quel periodo nella City.


Così come anche la situazione della donna era differente tra Londra e le altre città più piccole, ma sviluppate economicamente. 

“Vivevano in una cultura dominata dagli uomini, e a Londra le mogli venivano lasciate a casa a badare ai figli. Hull era diversa. Le donne erano parte integrante dei divertimenti, ciononostante, molti uomini giravano in gruppi, specialmente quelli che giocavano d’azzardo e frequentavano le bische.”

Sono rimasta estremamente colpita dalla perizia con cui Barbara Taylor Bradford ci ha raccontato questa storia, che ha certamente le basi per continuare a farci sognare e farci immergere totalmente in queste atmosfere. 

“Dopo che tutte le macerie della grande tempesta furono rimosse, Hull era tornata a essere la Città dell’allegria. Parti della città erano state rapidamente ricostruite.
Come al solito la via era affollata: gruppi di uomini, coppie miste, persone che passeggiavano sole. Una vivace mescolanza di locali e turisti: Hull aveva approvvigionato i Paesi baltici fin dai primi del millesettecento, quando il trasporto marittimo era un grosso affare e all’avanguardia. Il grande porto marittimo era sempre gremito di navi ormeggiate lungo la riva, molte erano ancorate ai margini dei giardini, all’esterno delle case dei loro proprietari in High Street.
Si esportavano e importavano ogni genere di merce e molte lingue straniere si mescolavano con l’inglese.
A James piaceva il centro città dove erano situati i teatri, i negozi e i ristoranti. Trovarsi in mezzo a quella folla, che parlava lingue diverse, vedere volti interessanti e abiti singolari lo rendeva euforico. Apprezzava quell’atmosfera cosmopolita, che lo stimolava e lo faceva sentire vivo.”

Cinque stelline su cinque.



Voi cosa ne pensate? 
Lo leggerete? Fatemelo sapere qui giù nei commenti, e...
Buone letture! 

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